Un’ottima cena a base di pietanze valtellinesi, e un buon bicchiere di vino, coronano la cena del 47° corso AR1.
Ora ragazzi, è giunto il momento di iniziare a esplorare le montagne da soli 🙂
buona montagna a tutti voi!
Un’ottima cena a base di pietanze valtellinesi, e un buon bicchiere di vino, coronano la cena del 47° corso AR1.
Ora ragazzi, è giunto il momento di iniziare a esplorare le montagne da soli 🙂
buona montagna a tutti voi!
Siamo ormai agli sgoccioli per il nostro corso di alpinismo su roccia AR1…
un tiepido sole ottobrino ha coronato due belle giornate d’autunno sul Gneiss compatto della Rocca Sbarua.
Il sito d’arrampicata si trova sul versante sud del Monte Freidour nel comune di Frossasco.
Il toponimo significa roccia che spaventa.
Alla base del sito si trova il rifugio Melano, dove abbiamo soggiornato divinamente 🙂
La palestra di roccia è utilizzata fin dagli albori dell’alpinismo dagli appassionati di Torino e dintorni, tra cui nomi come Gabriele Boccalatte, Giusto Gervasutti, Gian Piero Motti e Gian Carlo Grassi.
La falesia presenta oltre 100 vie di arrampicata, di lunghezza variabile tra i 20 ed i 200 metri, con difficoltà che partono dal 3+ ed arrivano fino a vie ancora da liberare per le quali si parla di 8ª o superiore.
complimenti a tutti!!!
alla prossima 🙂
Domenica 4 settembre,
Grigna meridionale, o Grignetta -2184 mt- fá parte del gruppo delle Grigne, compreso tra Valsassina ad est ed il lago di Como ad ovest.
È caratterizzata dal caotico settore occidentale disseminato di innumerevoli guglie e torrioni, che si elevano da ripidi costoni separati da profondi canali.
La sua roccia di qualità calcarea non è omogenea… sezioni dove é favoloso, solidissimo e ben lavorato, si alternano a zone instabili e pericolose…
Frequentatissima da moltitudini di scalatori lungo le sue vie più rinomate, dove si rischia di trovare parecchio affollamento…
su molti itinerari al contrario ci si trova immersi in situazioni molto più avventurose!
Nomi importanti dell’alpinismo Lecchese, Lombardo, Italiano e perché no anche straniero! Si sono cimentati su questo calcare che strega e ti rapisce 😍
Oggi i nostri allievi hanno provato queste sensazioni… tempo nebbioso, tipico dell’inizio dell’autunno.
Avvicinamento alle pareti sotto un cielo minaccioso… prepararsi alla salita con il dubbio di dover scappare per l’arrivo della pioggia.
Ma poi magicamente, sbuca un pallido sole dalle nuvole ⛅️ facendo tornare il sorriso e la voglia di spingersi ancora più in alto 🥰
Complimenti a tutti
Da oggi siete stati stregati anche voi 😉
La seconda uscita del nostro corso ci ha portati nello stupendo scenario dell’alta Val Masino,
sulle cui pareti si sono cimentati e misurati negli anni generazioni di alpinisti.
Il nostro punto di appoggio è il rifugio Omio, luogo accogliente e strategico per affrontare le salite sulle cime circostanti.
Il primo giorno, partendo dai bagni di Masino, raggiungiamo di buon passo il rifugio…….anche se molti allievi frequentano già la montagna, si sono accorti che il peso dello zaino non è certo lo stesso con corde ed attrezzature varie!!
Dopo aver mangiato qualcosa ci spostiamo nei pressi di una delle pareti attrezzate nelle vicinanze del rifugio, dove rivediamo le varie manovre di corda, le soste, e soprattutto la tecnica di progressione.
Il granito infatti richiede spesso una buona confidenza con l’arrampicata in aderenza e in fessura, cosa che si apprende esclusivamente con l’allenamento.
Dopo aver passato la notte nel comodo rifugio,
l’indomani la sveglia suona presto e dopo colazione tutti partiamo di buon ora per evitare di fare troppo tardi la sera.
Le varie cordate si dividono tra la Punta Milano e la Sfinge, affrontando itinerari di varie difficoltà ma comunque tutti molto alpinistici…….anche gli allievi si sono resi conto che oltre al “grado”, in certi ambienti bisogna fare i conti anche con le protezioni piuttosto rare, la possibilità di piazzarne altre, avere cibo e acqua sufficienti, portare vesti adatti ad ogni evenienza, le ore di luce, il caldo, il freddo, la rapidità con cui queste cose cambiano, e non meno importante…..la possibilità di tornare indietro!
Tutto si svolge come da programma, ed è ormai pomeriggio inoltrato quando ci troviamo per l’ultima volta al rifugio per rifare gli zaini, magari mangiare qualcosa e ripartite per il fondovalle.
Sui tanti volti stanchi non manca mai il sorriso.
Andrea De Marco,
Direttore del corso
Sono stati due giorni intensi, quelli di sabato e domenica, che hanno visto impegnati i nostri allievi sulle pareti del gruppo dei Campelli ai piani di Bobbio.
Nonostante per alcuni fosse la prima esperienza sulla roccia, hanno dimostrato interesse e voglia di imparare!
Le condizioni meteo ci hanno concesso il bel tempo solamente il sabato, giornata che abbiamo sfruttato a pieno facendo prima un po’ di prove di salita alla falesia delle marmotte, vedendo nel dettaglio come funziona una progressione in cordata su una via di più tiri.
E’ stato poi il momento della via vera e propria: le cordate si sono divise su vari itinerari dello Zucco Pesciola…….per molti la prima via!
L’indomani il maltempo non ci ha lasciato altra scelta che scendere a valle, dove alla prima occhiata di bel tempo ci siamo spostati alla casa delle guide di Introbio per rivedere e ripetere le varie manovre, i nodi, le soste e la discesa in corda doppia.
Un inizio niente male per i nostri allievi, ma anche loro sanno che la strada (o la via) da percorrere è ancora lunga!
Andrea De Marco,
direttore del corso
Con questo bellissimo fine settimana di sole in val Formazza, si conclude con successo il corso base 2019.
Con il corso avanzato arriviamo al rifugio Margaroli, veloce pranzo e pomeriggio didattico con simulazione di autosoccorso in valanga. Il gruppetto di allievi, mandati in confusione da un istruttore che simula supestite in panico, estraggono con successo entrambi gli ARtVA sepolti.
Non mancano di certo gli errori, ma d’altronde è per gli allievi del corso base, questa è la prima “vera” esperienza da autogestire.
Cibo ottimo al Margaroli e finita la cena tutti a nanna.
Al mattino i primi partono all’alba, mentre noi ce la prendiamo con comodo e partiamo verso le 8:30.
La neve sulla prima rampa che sale al passo di Nefelgiù è dura e tutta rovinata da passaggi precedenti; chi ha messo i rampanti (per la prima volta in tutto il corso) valuta che, la noia di averli ai piedi viene del tutto dimenticata dalla sicurezza che invece ti trasmettono nel progredire sul difficile!
Saliamo fino ad una bella cimetta (2735m) vicino al passo di Nefelgiù prima di buttarci nell’omonimo canalone.
Di lassù riusciamo a godere un magnifico panorama verso S e scorgiamo pure in nostri amici più esperti del corso avanzato che, in sincronia con noi, arrivano in vetta alla Punta d’Arbola.
Stretta di mano con tutti e giù verso il lago di Morasco e poi Riale e la meritata birra.
Arrivederci a presto ancora con noi per altre bellissime avventure.
Al sud della nostra catena montuosa scarseggia la neve in questo arido inverno caratterizzato da un ozioso anticiclone delle Azzorre, che altro non ha ci portato se non vento di Fhön, mentre a 170Km a N la coltre bianca abbonda. Fortuna vuole che il primo WE previsto per il corso avanzato, si colloca proprio nella lontana valle Reimenstaldner, che si affaccia sulla sponda orientale del lago di Luzern. Dopo quindi un lungo viaggio sulle scorrevoli autostrade svizzere, saliamo per la ripida e stretta stradina che ci porta all’abitato di Käppeliberg.
Li i nostri amici del corso base risalgono il versante N con una piccola teleferica, che in breve li porta ad un quarto d’ora dal rifugio dove dormiremo tutti insieme. Noi invece dell’SA2 ci inerpichiamo con pertichette acrobatiche per il ripido bosco, passando da una neve pesante nei primi 200m, per poi immetterci in un ambiente totalmente invernale sopra i 1600m.
Se pensi che a casa fioriscono i ciliegi, vedere così tanta neve ci fa quasi pensare di essere non sulle Alpi!
In un’oretta di salita arriviamo al rifugio, dove è arrivata anche una classe di snowboarder della scuola Righini di Milano. Sarà la modernità della tavola, o l’ambiente cittadino, ma notiamo con invidia, che fra allievi ed istruttori il gentil sesso abbonda!
Ci diamo giusto il tempo di mollare materiale superfluo e ci incamminiamo per la nostra prima vetta. Per facili balze andiamo in direzione N verso il Rossstock. Lasciati gli sci ad una cinquantina di metri dalla vetta, ci copriamo per sopportare il freddo pungente e la fastidiosa brezza e in breve siamo alla croce di ferro nero. Il lato sud di tutte queste cime precipita per centinai di metri nel vuoto, facendo notare come la placca tettonica euro-asiatica sia stata spinta da quella africana, creando questi tipici raggrinzimenti per sovrascorrimento della crosta terrestre.
Torniamo al deposito sci per buttarci a capofitto sui divertenti pendii che in breve ci riportano alle porte del rifugio. Neve bellissima su fondo compatto, permettono a tutti il massimo divertimento.
Organizziamo un campo di ricerca ARtVA e seppelliamo tre apparecchi di cui due vicini, per far notare agli allievi del corso avanzato, come possa essere difficile trovare due sepolti se questi sono distanti circa un metro l’uno dall’altro. Altra prova didattica di difficile realizzazione, perché necessita di una coltre nevosa davvero abbondante, scaviamo un buco di 3,70m per arrivare al terreno e nascondere un apparecchio sul fondo e dimostrare il secondo esempio didattico: la ricerca di un sepolto profondo, grazie ai falsi massimi.
Infreddoliti ma soddisfatti per quanto appreso, entriamo per la meritata merenda nella capanna Lindernen, dove fra bottiglie di birra e chiacchere tiriamo l’ora di cena.
Lasciando perdere i pregiudizi all’italiana sul cibo servito nei rifugi svizzeri, direi che il trattamento è stato decoroso: cena abbondante, camerone comodo, bagni puliti, stanze sufficientemente riscaldate, spazio per sci e ciabatte per tutti.
Mentre i più vecchi si accingevano alle brande, i più giovani e allegri verso la mezzanotte si sono lanciati un una sortita notturna, per fare qualche curva con la sola luce della pila frontale.
Notte di motoseghe e trattori di ogni tipo nel camerone all’ultimo piano: c’era chi russava a scoppietto, chi profondo profondo, chi invece nonostante i tzz-tzz del desto e sconsolato vicino di branda, imperterrito ronfava a più non posso.
La sveglia al mattino ci ha regalato una magnifica alba colorata e, fatta l’abbondante colazione, ci troviamo tutti pronti per la seconda e più impegnativa gita del fine settimana.
Partiamo alla volta del Blüemberg facendo un lungo traverso che pian piano ci fa guadagnare quota. L’ambiente è spettacolare: i picchi che ci circondano ricordano tanto le nostre dolomiti. I valloni che attraversiamo sono un più bello dell’altro, senza parlare poi dell’arrivo all’ultimo colle fra il Chronenstock e il nostro Blüemberg, dove ci si apre lo spettacolo delle pareti sud di queste montagne. Abbondanti cornici di neve sovrastano il precipizio assolato in una spettacolo della natura.
Calziamo i ramponi e infiliamo gli sci negli zaini, per guadagnare gli ultimi 50m che ci separano dalla vetta. Per chi soffre di vertigini vietato guardare a destra, dove oltre il cavo di sicurezza che delimita lo strapiombo, la parete precipita per oltre 600m.
In un baleno passiamo la difficoltà della salita e siamo tutti sulla vetta della nostra meta.
Foto di gruppo, scambio di complimenti e ci prepariamo per l’invitante discesa.
L’ampio vallone sotto di noi è già firmato da precedenti passaggi, ma la montagna è grande e un corridoio tutto tuo lo si trova sempre.
La sciata è di grande soddisfazione in quest’ambiante tutto per noi. Passiamo di vallone in vallone, godendoci ogni curva di questa bellissima gita.
Ci dirigiamo in fine verso il colletto Höchi, dove con una breve ripellatina di 80m ritorniamo nella valle da dove siamo partiti.
I pendii a sud dove l’ultima parte della gita si svolge, ci regalano una manciata di curve su una neve rammollata, ma per fortuna ancora sciabile. Passiamo su di una grossa e vecchia valanga di neve per scivolamento ed in breve siamo in paese.
Fine settimana top, dove lo stare nello stesso rifugio ha permesso, ad allievi ed istruttori dei due corsi, di socializzare e passare ore liete in compagnia, sentendosi felici di far parte della scuola Alto Lario!
Alpi Glauronesi, Riemenstaldner tal, Svizzera 🇨🇭
Raggiunta Sisikon, sul lago di Lucerna, una piccola stradina di montagna si arrampica velocemente facendoci inoltrare nella fiabesca valle Riemenstaldner.
Un fondo valle molto ripido, dove sembrerebbe impossibile praticare scialpinismo…
Invece, tramite una piccolissima funivia, si può tranquillamente accedere al pianoro sommitale della valle.
Cime magnifiche dalla linea dolomitica ci sovrastano…
Iniziamo la nostra gita verso il Hüendersädel 2261 mt, esaminando il nostro ruolino di rotta.
Una bellissima discesa su dolci pendii intonsi ci conduce al rifugio, dove dedichiamo il pomeriggio ad una lezione di nivologia, blocco di slittamento, dimostrazione della realizzazione di un bivacco di fortuna
Cena in rifugio e tutti a nanna 🤥🤥🤥
L’indomani un’alba spettacolare ci fa iniziare la giornata con il piede giusto
Ci dirigiamo verso l’Hagelstock 2181 mt
tutti in cima!
Breve discesa lungo la parete nord fino a Schön chulmper poi risalire verso il Siwfass 2180 mt
concludiamo la nostra 3ª gita così…
Semplicemente stupendo!
Viste le brutte previsioni per la domenica e grazie alla flessibilità di allievi ed istruttori, la Scuola Alto Lario è riuscita ad anticipare la seconda uscita del corso SA1 2019 in un sabato splendido.
L’arrivo delle nuvole che bagnano questa grigia domenica, non ci avrebbe permesso di fare una gita in sicurezza e soprattutto che peccato sarebbe stato perdere l’occasione di un piacevole sole.
Ritrovo quindi mattutino al solito parcheggio per organizzare auto ed equipaggi, per dirigerci verso la valle del Passo San Marco a N di Morbegno. Mentre saliamo la ripida valle, il sole comincia a indorare le cime alle nostre spalle, annunciandoci una magnifica giornata.
Tutti pronti a partire sulla stradina innevata che si dirama dalla SP8, che è l’unica strada che dalla Valtellina attraversa le Orobie N-S. Il suo dolce rimontare il ripido versante, aiuterà gli allievi in erba a prendere sempre più confidenza con questo innaturale modo di camminare sulla neve.
Al controllo ARtVA vengono scovati un paio di smemorati che si erano dimenticati di accendere l’apparecchio; cose che capitano. D’altronde il test di gruppo lo si fa per questo.
Cominciamo con il mettere in pratica i concetti teorici di azimut e rullino di rotta, seguendo la direzione di 300° N.
In una mezz’oretta siamo fuori dal bosco all’Alpe Grassa, che ci regala una splendida vista sulla nostra cima che ci aspetta la in fondo. Già notiamo la scarsa neve sulla sua cresta spazzata dal vento, che però oggi fortunatamente è calmo.
Passiamo dal rifugio per arrivare all’ultima ripida rampa prima della cresta finale. Il luogo ci permette di far notare agli allievi vari aspetti didattici: l’inclinazione, un vecchio scaricamento, cornici in cresta, distanze di sicurezza… Insomma ogni momento è buono per insegnare a conoscere la nostra amata montagna, anche a chi si avvicina per le prime volte.
Il pendio esposto a SO è davvero pelato e il progredire con gli sci è quasi inutile: proseguiamo quindi a piedi.
Quasi tutti arrivano alla croce che domina la cima, da dove si gode una vista mozzafiato.
Ritorniamo al deposito sci e iniziamo la discesa su neve polverosa, che però non essendo abbondante nasconde gli insidiosi sassi.
Ultime belle curve prima di ripassare dal rifugio, per poi imboccare il sentiero che riporterà agli alpeggi sottostanti e poi, infine di nuovo sulla prima stradina percorsa sei ore prima.
Tutti contenti e soddisfatti alle macchine ci cambiamo, per poi trovarci a valle davanti ad una birra e panino, godendo insieme dei ricordi di questo magnifico sabato passato in montagna sulla neve con gli sci da scialpinismo.
Qui trovate la relazione.
Appuntamento in settimana al CAI di Asso con la lezione di meteorologia.
Sabato 26 gennaio
Iniziamo questo 28º corso di scialpinismo tra le nevi della Valdidentro.
Ritrovo ore 9 al piazzale di “Le Motte” per la prova tecnica di discesa su pista.
4 h di Skipass hanno permesso di perfezionare qualche piccolo errore nella discesa su pista, e di iniziare a prendere dimestichezza con la neve fresca.
Al pomeriggio tecnica di salita,
Apertura di punta, apertura di coda, passo di giro… informazioni tecniche che sono state accolte con grande interesse.
Tolte le pelli, lezione sul funzionamento del dispositivo ARTVA e prove sul campo su come si effettua la ricerca.
Arrivata sera, raggiungiamo velocemente la macchina, affamati come lupi 🐺 🥴
Una bella mangiata e dormita all’ostello alpino di Bormio è stata la ciliegina sulla torta di questa prima giornata con le pelli di foca.
Domenica 27 gennaio
Dopo un breve spostamento in auto raggiungiamo Trepalle, partenza del nostro itinerario sci alpinistico per il monte Rocca 2810 mt.
Temperatura frizzante e tanta bella neve polverosa!
Vista stupenda….
Complimenti a tutti i nostri allievi per questo primo week sulla neve ❄️Andrea M. – Riccardo G. – Andrea B. – Augusto F.- Elena S. – Luca C. – Gianluca M – Carlo M. – Rosalba L. – Luigi C.
Istruttori presenti:
Giuliano, Roberto, Oscar, Antonio, Daniele, Giorgino, Riccardo, Tommaso
Alla prossima!